Storia della Chiesa di S. Donato

IL NUOVO SANTUARIO DELLA
SACRA CELLA DI SANT’ ANTONIO
PRESSO L’ANTICA CHIESA DI SAN DONATO IN BASSANO

Pubblicazione e documenti della Chiesa di San Donato

Il Nuovo Santuario della Sacra Cella di S. Antonio presso l’antica chiesa di S. Donato in Bassano

 

 

 

Altri documenti

CENNI STORICI DEL
Conventino Francescano e della Sacra Cella

ABITATA DA S. FRANCESCO E DA S. ANTONIO
A SAN DONATO IN ANGARANO 
presso Bassano

PUBBLICATI DAL R. P. GIANFRANCESCO GHEDINA O. M.
NEL PERIODICO « IL SANTO DEI MIRACOLI »

Ezzelino III da Onara, detto poi il monaco, in una. delle sue possessioni ad Angarano fece erigere, circa 1′ anno 1208, con il permesso del Vescovo di Vicenza, una Chiesetta in onore di S. Donato, e vi fece condurre alcune’ adiacenze.
Ben quindi riflettendo all’ incertezza della vita presente, e
(Fig Lo storico Conventino di S. Donato in Bassano)
desiderando finire i suoi giorni presso qualche, Ordine monastico volle innanzi fare per testamento la divisione di tutti i beni immobili tra i suoi due figli, Ezzelino e Alberico da Romano, riserbandosi però, a proprio mantenimento, i beni esistenti nel distretto di Angarano, dei quali intendeva disporre dappoi in favore dei Benedettini di Campese e di Oliero. Ne chiese perciò consiglio e permesso a Papa Onorio III; e questi non solo gliene diede benignamente 1’approvazione e il consenso, ma gli dichiarò ben anco di prendere « sub S. Petri et nostra protectione… personam tuam, cum iis quae habes in Angarano ejusque districtu.» E sapendo inoltre come parecchie Città e Castella del territorio Vicentino fossero allora, per la pertinacia di alcuni eretici, minacciate o già colpite dall’interdetto ecclesiastico, concesse ad Ezzelino il privilegio di partecipare secretamente in quella Chiesetta ai misteri. divini e ai benefici spirituali : « quibus pietati et coelestibus rebus animum tranfundere liberius possit » (a).
Ciò avveniva circa l’anno 1221; e già nell’aprile dell’anno stesso era di passaggio per Angarano Francesco d’Assisi, del quale la Vita penitente e apostolica, le virtù e meraviglie avea
Ezzelino intese per fama.
(Fig 2 Facciata della Chiesa di San Donato)

Ei fu quindi ben lieto e molto onorato di prestare nei propri locali presso S, Donato l’alloggio al servo di Dio, e di offrirgli a quiete e a preghiera la cara Chiesetta. La venuta e la presenza del Santo Uomo, i detti; gli ammonimenti di lui, indussero Ezzelino a condurre ad effetto quanto aver in animo già da gran tempo: il buon desiderio cioè di ritirarsi a vita monastica. Si decise perciò di fare poco appresso, fra i suddetti suoi figli, la divisione e distribuzione di tutti i beni che possedeva così nel territorio di Vicenza come in quello di Treviso; e tale Atto o Testamento fu legalmente stipulato il giorno 5 -luglio 1223 « apud Ecclesiani S. Donati, quae est in pertinentiis Angarani » (b). In virtù di tale Atto sortirono ad Alberico i possedimenti nella Provincia di Vicenza, e gli altri nella Marca Trevisana toccarono ad Ezzelino, soprannominato poi il tiranno.
Angarano adunque, con la Chiesa di S. Donato e le sue per toccò in sorte ad Alberico (c); il quale ben consapevole delle pie intenzioni del proprio Padre, se ne volle rendere esecutore fedelissimo. Avea infatti egli pure veduto e udito Francesco d’Assisi; già avea intese le esibizioni a lui fatte dallo stesso Ezzelino, di cedere

(fig 3 Pianta attuale delle Chiesa e del Convento di S. Donato)

cioè ai discepoli e seguaci di lui quella Chiesetta e quei locali, riconosciuti dal Santo Uomo molto acconci alla solitudine e al raccoglimento spirituale. Ne ora tardò guarì Alberico a farvi venire con il consenso del Padre suo, i primi Frati Minori, già introdottisi nella Marca Trevisana, e fors’anco nel territorio Vicentino. Avveravasi ciò, assai probabilmente, circa 1’a. 1224; poichè se nel suaccennato rogito di divisione dei propri beni, stipulato da Ezzelino tra i due suoi Figli «anno Dni. millesimo ducentesinio vigesimo tertio, die quinto intrante Julio, apud Ecclesiam S.. Donati » non appariscono presenti i Frati Minori: ciò indica ch’ essi vi furono ammessi o nell’autunno dello stesso anno, ovvero più probabilmente nella primavera dell’anno seguente 1224. Vi erano però di certo 1’anno successivo’ 1225, in cui s’erano dati a ridurre a modesto Conventino i vari locali annessi alla Chiesa, tenendo conto di quella stanza, nella quale sapevano per tradizione aver dimorato il loro Padre e Patriarca, Francesco d’ Assisi. E non è a dire come essi si avessero, per cosifatti lavori, il favore e 1’aiuto dello stesso Alberico; il quale dei beni paterni in Angarano e nel Vicentino era addivenuto ormai unico proprietario, dacchè Ezzelino, il Padre, s’ era già ritirato nel Monastero dei Benedettini a Santo Spirito di Oliero (d). Avvenuto poco appresso il transito felicissimo del Patriarca Serafico (4 ott. 1226), e celebratane, dopo quasi due anni, la solenne Canonizzazione (16 luglio 1228), i discepoli di lui, già costituiti a S. Donato in regolare Famiglia, presero a custodire con venerazione speciale la tradizionale Celletta; e animati da vero zelo della salute dei prossimi, si diedero pure a combattere, con la spada dello spirito che è la parola di Dio, le eresie che allora funestavano purtroppo il territorio Vicentino.

Incorsero perciò nell’ avversione degli eretici; dai quali temendo di essere molestati nel pacifico possesso del loro Conventino, si rivolsero per consiglio al proprio Superiore Provinciale. Era infatti a quei dì Ministro della Minoritica Provincia della Marca Trevisana (1227-30) Frate Antonio da Lisbona, (e) conosciuto poi da tutto il mondo col nome di S. Antonio di Padova ; e questi accolse con vero impegno le istanze dei suoi Religiosi del Convento di S. Donato, verso il quale, come pure verso 1’altro Convento di S. Francesco nelle Venete lagune (f), sentivasi particolarmente affezionato, pel ricordo carissimo della dimora, come chè temporanea, del Patriarca Serafico. Non tardò guari perciò a ricorrere allo stesso Pontefice Sommo, per protezione e difesa dei suoi Frati di Angarano dalle molestie e persecuzioni degli Eretici Vicentini. E Papa Gregorio IX non tardò ad annuire benignamente al ricorso del Ministro Provinciale, a sè ben noto; e, prese le opportune intelligenze e convenzioni con il Patriarca di Grado, con i Vescovi di Vicenza e di Padova, emanò due Bolle Pontificie, con le quali dichiarava di ricevere ind’ innanzi sotto la immediata giurisdizione e tutela della Santa Sede Apostolica «Ecclesiam S. Donati de Angarano, sita in Capite Pontis de « Baccano, cum pertinentiis suis ». Queste due Bolle, che ci offrono un primo esempio di tali Atti Pontificii solenni, portano le date del 20 e 21 ottobre 1227; la prima delle quali, datata« Velletri, decimotertio Calendas Novembris » è diretta « dilectis Filiis Ministro et Fratribus Ordinis Minorum Ecclesie S. Donati in capite Pontis de Baxano »; 1’altra datata ; « Velletri, duodecimo Calendas Novenibris » è diretta; « Venerabilibus Fratribus Patriarche Gradensi et Episcopo Paduano », a questo cioè come Vescovo giurisdizionale, a quello come Metropolita (g). Come quindi Frat’Antonio, Ministro Provinciale, si ebbe il Diploma Pontificio, fu ben sollecito di portarlo ci medesimo ai suoi Confratelli di S. Donato, i quali si allietarono davvero nel sapersi, tanto autorevolmente, sicuri e tranquilli nel caro loro Conventino. Si ha inoltre per tradizione, antica e costante, come Frat’ Antonio, ogni qualvolta si dovea recare e trattenere a S. Donato, sia come Superiore Provinciale, sia come Apostolo di carità e di pace, che per la libertà e la vita di tanti Guelfi, infelici prigionieri dei Ghibellini, non si peritava presentarsi ai Rettori delle Città e persino allo stesso tiranno Ezzelino (h), bramasse prendere alloggio in quella Celletta, dove aveva dimorato il Serafico suo Padre e Patriarca.

(Fig 4 Interno della Cella prima del ristauro)

Laonde, alla morte di lui (13 giugno 1231), e alla solenne di lui canonizzazione (30 maggio 1232), accrebbe in rinomanza e venerazione quel sacro luogo, così tra i Religiosi come tra i conterranei e popoli circonvicini; nome e culto a quella Cella benedetta proseguito ognora per quasi un secolo, sino cioè all’ anno 1325 in cui i Frati Minori, non si sa di certo per quale cagione, abbandonarono il Convento di S. Donato per passare all’ altro di S. Francesco in Bassano. Che infatti il Conventino di Angarano non fosse, circa quell’anno, abitato dai Francescani, ben apparisce da un documento esistente tuttora presso la Cancelleria Vescovile di Vicenza (i). Da esso impariamo, come il giorno 22 aprile 1327, siasi condotta alla presenza di Mons. Francesco Temprarini, Vescovo di Vicenza « la religiosa e onesta donna Suor Francesca, Vicaria del Monastero di S. Donato di Angarano presso Bassano » chiedendogli volesse concederle, sia per sè e le altre Consorelle del detto Monastero, sia per quelle dell’altro Monastero di S. Giambattista in Bassano, una delle quattro Regole approvate della Santa Sede, giusta la quale avessero tutte e Suore a vivere in Comunità regolare. Ed il Vescovo, riconosciuta ben giusta la domanda della Suora, le propose la regola di S. Agostino, che innanzi avea professata egli stesso; la ammise quindi alla professione di essa; e costituitala Priora del Monastero di S. Donato, le diede per Vicaria Suor Bassana ivi presente, la quale poi, dinanzi al Vescovo, emise nelle mani della nuova sua Priora la professione della Regola stessa. Per quanto tempo poi sieno colà dimorate coteste Suore, non sappiamo davvero; ben veniamo a conoscere, come circa i primordi del 1400 vi fossero ritornati i Frati Minori; dacchè ci consta, come, nell’anno 1406, sia stata restaurata la Chiesa di S. Donato per cura del pio Religioso P. Lodovico Rizzi di Vicenza, il quale vi istituì inoltre la devota Confraternita del SS.mo Nome di Gesù (l). Sin d’ allora adunque i Minori Conventuali ripresero con la officiatura della Chiesa la custodia dell’annesso Convento, pure da essi restaurato alquanto; dove rimasero certamente fino all’ anno 1670, in cui fu soppresso anche il piccolo Convento di S. Donato in Angarano, al pari di alcuni altri Conventini soggetti alla Repubblica Veneta; la quale, impoverita dalle lunghe guerre di Candia e del Peloponneso, avea chiesto ed ottenuto da Papa Clemente X di potersi indennizzare col ricavato dalla vendita di quei Conventi, dove per lo scarso numero dei Religiosi non si poteva osservare praticamente la vera vita, regolare e comune.

Ma pur troppo, lungo ben oltre tre secoli, corsi tra la prima partenza dei Francescani da S. Donato e la loro soppressione (1325 – 1670) il culto alla sacra Cella di S. Francesco e di S. Antonio andò per tal modo scemando, da esserne perduta affatto, circa la metà del seicento, ogni pia rimembranza tra gli stessi Religiosi. Non così però tra i buoni fedeli; presso i quali, a quanto ci riferisce lo storico Barbarano, la antica tradizione pur vigeva ai tempi di lui, che morì 1’anno 1656. Ci narra egli infatti (m), come a tal P. Giacomo Trissino da Conegliano, Guardiano del Convento di S. Donato d’Angarano, siasi presentato, 1’anno 1633, un Gentiluomo di Vicenza, di circa sessant’ anni di età; e gli abbia chiesto di vedere la Cella detta del Fornetto, nella quale, come avea appreso da vecchie scritture, aveano dimorato S. Franceso e S. Antonio. Il P. Guardiano, che di ciò nulla sapeva, condusse il pio uomo nella Cella indicata; e additandogli il posto dov’ era il Fornetto, gli soggiunse come già da un anno lo avesse fatto demolire. Vi si trattenne lo sconosciuto circa mezz’ora in orazione; e innanzi di ripartire, ripetè che nelle vecchie scritture suddette, comprovanti la verità del fatto, il benedetto luogo abitato dai due Santi, ridotto dappoi a uso di forno, era contrassegnato con il titolo di « Cella del Fornetto ». Comunque sia, egli è certo, che dopo la visita del pio Gentiluomo Vicentino, la rimembranza e venerazione alla sacra Cella, abitata da S. Francesco dapprima e poi da S. Antonio, fu rievocata e rinnovata tra quei Religiosi, i quali ben giustamente si adoperarono per farla rivivere anco tra il buon popolo di Angarano e di Bassano. Il fatto si è, che quando per 1’accennata soppressione del Convento, 1’attigua Chiesa di S. Donato, non più ufficiata dai Frati, passò sotto la giurisdizione del Vescovo di Vicenza e dell’ Arciprete locale, il culto alla Cella benedetta non fu punto scemato e interrotto giammai. Di essa invero, come di tutto il Convento, assunsero successivamente la proprietà parecchie famiglie Bassanesi, le quali con ogni cura e industria tolsero a richiamare e a mantenere 1’avita pietà dei propri concittadini e degli altri fedeli dei paesi limitrofi inverso, quei sacri luoghi, cari e memorandi cotanto.

Però, in progresso di tempo e in causa di nuove soppressioni e demaniazioni civili, pur troppo possibili, potrebbero quei luoghi sacri cadere in oblio e in rovina, ovvero essere devoluti ad uso profano, se di tutti essi non avesse fatto acquisto, circa 1’anno 1901, quell’anima veramente pia, grande e generosa, quale fa il Sac. Antonio Maria Nob. Locatelli, rapito poco dopo (il 23 Dicembre 1902) alla comune nostra affezione, estimazione e riconoscenza. Egli uomo dalle vedute e imprese giuste e magnanime, muove al riacquisto di quei preziosi avanzi, di quei venerandi ricordi; pensa al modo di riattare la Sacra Cella, abitata dai due gran Santi Francesco, e Antonio, e convertendola in devoto Oratorio farla centro di preghiere comuni. Per riuscire viemmeglio nel pio suo intento, fa appello alla pietà e carità di tanti figli del Patriarca Serafico e di tanti devoti del Taumaturgo Francescano, e fidente in Dio, propone la riapertura di quella cara Celletta.
Tale idea, tale voto, esposti con relativo, indirizzo al Sommo Pontefice Leone XIII, gli piacquero così da manifestarne ben tosto la suprema sua compiacenza ed approvazione con 1′ Apostolico Breve del 15 marzo 1902 (n). Se quindi ai giorni nostri vediamo ornai perennemente assicurato il culto alla benedetta Cella di S. Francesco d’ Assisi e di S. Antonio di Padova presso S. Donato di Angarano, dobbiamo ben saperne grado al nostro caro e ognora desideratissimo Sac. Antonio Maria nob. Locatelli: il quale, fatto il riacquisto del Sacro luogo e di tutto il Convento, ne trasmise, con assai avvedutezza, la proprietà alla ben nota e altrettanto benemerita « Associazione Universale Antoniana » da lui stesso istituita sin dall’anno 1886, al mantenimento e indirizzo, sicuro e perenne, delle tante opere e pubblicazioni Antoniane da lui innanzi fondate (o). Il caro Periodico « Il Santo dei Miracoli» organo ufficiale di questa Associazione, promosse 1’anno decorso fra i suoi innumerevoli lettori una sottoscrizione pel riatto definitivo della Sacra Cella di Bassano ; e il felicissimo esito, che in pochi mesi essa sortì, permise di compiere il nobile voto del Venerando Sacerdote Locatelli.

Si potè perciò, non meno circa la sacra Cella, che circa la Chiesa e il Convento di S. Donato, far eseguire dall’intelligente ed esperto Ingegnere Giuseppe Indri, parecchi restauri e nuovi lavori; i quali però, anzichè alternarne le forme e dimensioni primitive, le hanno piuttosto migliorate, corrette e abbellite, togliendo da esse ciò che innanzi tornava certo, per più ragioni, disconveniente (p ) La Chiesa infatti conserva tuttavia 1’antica sua forma interna; anzi, essendosi alla metà di essa, nella parete del sinistro lato, praticata una porta, si è conseguita maggior luce e asciuttezza, e si è reso, per mezzo di una scala, più facile 1’accesso alla Sacra Cella, senza muovere dalla pubblica strada e senza passare per il Convento, come doveasi per l’innanzi. La scala, comoda, bella e ben illuminata, è condotta a spaziosi pianerottoli; l’ultimo dei quali, per una larga porta di noce, conduce al nuovo Oratorio di S. Antonio. Quivi, al lato dell’altare in cornu epistolae, vi è la porta, munita di elegante cancello di ferro, per la quale si entra nella Cella, dove hanno dimorato e pregato S. Francesco e S. Antonio. Di essa le mura benedette non furono guari mutate; bensì con la demolizione del vecchio Campanile (q), che eretto sconsigliatamente vicino al Convento, avea occupato uno spazio della Sacra Cella, furono restaurate, abbellite e decorate. Uscendo dalla Cella e attraversando nuovamente 1’Oratorio di S. Antonio, si può visitare la Sacrestia e il Convento. Anche questo fu riattato e rinforzato, in modo però da lasciarne intatta la forma esteriore, specie nel lato adiacente alla Chiesa, il quale ci presenta ancora l’antica finestra della Cella tanto cara e veneranda.
Così bene restaurato, il Convento di S. Donato deve bensì servire di abitazione al Sacerdote addetto alla custodia della Sacra Cella e del nuovo Oratorio, ma non deve essere assolutamente manomesso e mutato nei suoi interni locali; poichè questi saranno certo da qui innanzi la cara meta di frequenti e devoti Pellegrinaggi, si Diocesani che Regionali, a seconda delle sante intenzioni, dei pii voti e dei grandi sacrifici del tanto benemerito Sac. Antonio Maria Dott. Locatelli e della sua Associazione Universale Antoniana.

DESCRIZIONE DEL
NUOVO SANTUARIO
DELLA CELLA di S. Francesco e di S. Antonio
PRESSO LA CHIESA DI S. DONATO 
IN BASSANO

1. Chiesa di S. Donato
2. Sagrestia
3. Armadi
4 Luogo comodo
5. Accesso al Campanile
6. Ripostiglio
7. Corridoio
8. Scala al primo piano

(Fig 5 Pianta del Piano terreno della Chiesa e dell’ annesso Convento

Il Conventino di S. Francesco è situato – a Bassano – nel cosidetto Borgo Angarano. Attigua ad esso vi è la Chiesa di S. Donato, che una volta era stata officiata dai Frati Minori e che ora dipende dal Vescovo di Vicenza e dal locale Arciprete di Angarano. Il Convento, ora di proprietà della Associazione Univ. Antoniana, si trova in comunicazione colla predetta Chiesa ; e sebbene si potesse dargli un accesso dalla pubblica strada, parve più conveniente che i fedeli salissero a visitarlo dalla Chiesa di S. Donato.
A metà di questa Chiesa , nella parete di sinistra, si apre un cancello. E dov’ era prima un umido e oscuro corridoio, si presenta ora uno spazioso andito, bastantemente rischiarato e sobriamente dipinto, sul cui fondo si disegna il nuovo, decorosissimo ambiente, per cui si sale alla Cella. La difficoltà che c’ era di costruire una scala, che si prestasse comodamente a una
grande affluenza di persone, fu risolta assai bene, interrompendola con spaziosi pianerottoli. Tutta la scala è di pietra, delle celebri cave di Romano d’Ezzelino ; è sostenuta da un’ armatura in cemento armato, protetta da una solida ringhiera di ferro, illuminata a profusione da alcune bifore in cemento, che si aprono sull’incantevole panorama del Brenta.

Dal pianerottolo superiore si accede per una larga porta di noce, nell’Oratorio di S. Antonio.

Quest’Oratorio fu ricavato da alcuni locali dell’antico Convento, per farne un degno vestibolo alla Sacra Cella. E l’ing. Giuseppe Indri, con fine intuito d’ arte, sfoggiò ivi uno splendore di decorazione che, senza distrarre lo spirito, – eleverà maggiormente il devoto a celesti aspirazioni, a dolci e fidenti preghiere. La fotografia non può darne, purtroppo, che una pallida immagine. –
Di fronte alla porta comparisce subito il candido Altare, sulla cui nicchia sorride devota una Statua del Taumaturgo. La parete sinistra interna illumina, con quattro bifore e una porta che dà in una terrazza, tutto 1′ Oratorio. Nel centro della parete destra campeggia un magnifico dipinto dell’illustre pittore Bordignon, rappresentante S. Antonio che umilia il tiranno Ezzelino.
(Fig 7 Affresco del pittore Bordignon)
Intorno al quadro, corre una cornice in maiolica, di fabbrica bassanese; ed in maiolica è pure tutto il motivo di decorazione, che, con bellissimo effetto, si ripete, in tutto 1’Oratorio.
Ai due lati del dipinto furono collocate due lapidi di marmo di Carrara, che portano scolpito in oro il nome dei più generosi oblatori per il culto della Sacra Cella.
E sul soffitto lasciò un altro bel segno della sua genialità il pittore Bordignon, frescandovi con arte sobria e vivace la gloria del nostro Santo.

( Fig 8 Il nuovo Oratorio accanto alla Cella di S. Antonio)

In cornu epistolae dell’ altare si apre, nella parete dell’Oratorio, la porta della Sacra Cella. Sopra la porta una semplice iscrizione dice : « Certa, incorrotta, continua – persistette nei secoli:
la tradizione – che Francesco d’ Assisi ed Antonio di Padova – Taumaturgo – abitarono questa Cella. »
Un elegante cancello di ferro battuto ne protegge 1’entrata.
La piccola Cella, che ospitò i due grandi Santi, venne a ricuperare coi nuovi restauri la sua forma primitiva. Si sa che il Campanile della Chiesa di S. Donato, eretto vicino al Convento, 
era venuto su occupando una parte della storica Cella. Per ridare a questa le sue primitive dimensioni, si dovette abbattere il piccolo Campanile, costruendone un altro, in cemento, lì poco lontano.
( Fig 9 Dipinto nell’ interno della Sacra Cella S. Antonio in atto umile bacia la mano a S. Francesco)

Com’ è da immaginarsi, il sacro luogo s’ ebbe la parte più eletta delle cure,. nei lunghi lavori di riatto. Una decorazione intelligente, pur rispettando fino allo scrupolo le mura antichissime, vi portò dentro con: la policromia delle maioliche e con lo sfavillio dell’oro un sorriso nuovo di gioventù. Sulla parete di fonda il pittore Bordignon ha effigiato i due Santi, che con la loro dimora hanno resa sacra la Cella: Sant’Antonio, in atto di ossequio verso il suo Padre San Francesco, gli è inginocchiato dinanzi e gli bacia amorevolmente la destra.
Una artistica lampada pende dal soffitto dinanzi alla devota effigie e sopra un inginocchiatoio. che offrirà ai devoti la comodità di intrattenersi ‘a pregare proprio dove hanno pregato S. Francesco e S. Antonio.
(Fig 10 INTERNO DELL’ ORATORIO VISTO DI FRONTE A destra vi é il cancelletto di ferro sull’ingresso alla Cella e nel soffitto si vede dipinta la gloria del Santo.)

Uscendo dalla Cella e attraversando nuovamente Il’ Oratorio per recarsi alla Sagrestia e al resto del Convento, si affaccia allo sguardo la seconda iscrizione, che ricorda i compiuti lavori. Essa dice: L’Associazione Universale Antoniana di Padova – ora proprietaria di queste antiche mura – con intelligente restauro ed abbellimento – ne rivendicava al culto – le gloriose memorie – MCMIX.
Il resto del Convento, toltane la Sagrestia che conserva l’ antica sua forma artistica, fu ristaurato con l’intendimento di farne 1’abitazione del Sacerdote, addetto alla custodia e al culto della Sacra Cella. E ne risultò veramente un’ abitazione ampia, comoda e decorosa, pur lasciando intatta 1′ antica forma del Convento, che merita di essere con la maggiore riverenza possibile conservato.

( Fig 11 S. MICHELE ARCANGELO Patrono della Associazione Universale Antoniana)

Dal giorno della solenne apertura i 29 Settembre 1909, giorno sacro alla Festa di S. Michele Arcangelo, sotto la, cui protezione è posta la Associazione Universale Antoniana di Padova, un Sacerdote apposito avrà cura del nuovo Santuario Antoniano il quale oltre che a diffondere con zelo di apostolo la divozione del Santo di Padova, secondo lo spirito della Associazione Universale Autoniana, farà del suo meglio per rendere sempre più splendido e decoroso quel sacro Luogo e più devote ed edificanti le sacre Funzioni, che ivi si faranno a gloria di Dio, ad onore del grande Taumaturgo ed a bene spirituale dei fedeli.